
“Studio questa materia, ma ora che sono vicina alla laurea non sono più convinta della mia scelta”
“Mi faccio in quattro per tutti, ma mi rendo conto che quando sono io ad aver bisogno, nessuno mi aiuta..vorrei ogni tanto dire di no alle richieste degli altri, ma non riesco”.
Queste due frasi sono un esempio tipico di un atteggiamento di compiacenza verso qualcun altro. A volte riusciamo a capire verso chi, altre volte è difficile capirlo perchè è un atteggiamento che fa parte di noi, il più delle volte, da sempre.
Ci sono persone che trascorrono la propria vita in funzione di qualcuno e in funzione di questa persona o cosa astratta (il mondo, Dio, etc.) si comportano di conseguenza, e si sforzano di essere qualcuno che in realtà non sono, quindi soffrono senza comprendere il motivo di tanta sofferenza.
Sono persone “intrappolate”in un falso sè” che hanno imparato sin da piccolissimi un modo per “essere visti”e ricevere attenzioni, che da adulti, vedranno non rispecchia la loro vera autenticità e loro veri bisogni.
Il termine falso sé, fu coniato dallo psicoanalista D. Winnicott (Sviluppo affettivo e ambiente, 1965), e indica una modalità patologica di sviluppo dell’identità che prende le mosse dai primissimi stadi dello sviluppo infantile. Se una madre non si mostra “sufficientemente buona”, cioè in grado di rispecchiare e accogliere i bisogni del figlio, egli crescerà imparando ad assecondare i bisogni e desideri di lei.
Questo bambino, da adulto potrà avere serie difficoltà nel riconoscimento dei propri desideri e bisogni, visto che non è mai stato abituato a vederli; crescerà, inoltre, con un profondo senso di insicurezza e di spaesamento che si potrà ripercuotere sulle sue relazioni affettive, lavorative e potrà sviluppare psicopatologie.
Il falso sè è come una maschera che cela il nostro sè autentico, che può emergere a un certo punto della vita grazie a qualche evento particolare o rimanere celato fino alla morte.
Scoprire la propria autenticità può essere un cammino di certo doloroso, che mette in confusione, ma se questa sofferenza viene accolta, viene dato anche modo al nostro se reale di venire fuori e mostrarsi.
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