Perché etichettiamo le persone? A cosa serve?
Spesso capita di sentir dire “quello è un timido” oppure “quella è un’ introversa…è una furba”, etc.
Etichettare e incasellare le persone all’interno di una categoria ci permette di semplificare la realtà e ridurre il nostro carico cognitivo.
Ma un etichetta non descrive in maniera esaustiva una persona nella sua complessità, è quindi riduttiva.
Abbiamo mai pensato alle conseguenze di questa azione?
La tipologia di etichetta può aver effetti positivi o negativi sullo sviluppo di una persona.
In particolare, se “etichettiamo” un bambino come timido, crescerà e si farà un’idea di se stesso come persona timida e impacciata; al contrario, un’etichettare un bambino in maniera positiva come “sveglio” o “intelligente” può, da una parte, farlo crescere con l’idea di essere un vincente, dall’altra parte, può significare dover tener testa ad aspettative molto elevate nei propri confronti.
La verità è che sarebbe meglio evitare di utilizzare le etichette, soprattutto quelle negative, perchè limitano le possibilità di crescita e miglioramento delle persone (“..io sono fatto così..è la mia natura...ho sempre fatto così…”).
Attenzione, a volte siamo anche noi stessi ad etichettarci…
Qualche spunto di riflessione:
- Ti è mai capitato di etichettare una persona?
- Ti è mai capitato di essere etichettato in qualche modo? Qualcuno ti ha mai affibbiato un soprannome?
- Ti ricordi che conseguenze ha avuto quell’”etichetta” su di te?
Se ti va di raccontarmi la tua storia, puoi scrivermi una mail:
tiziana.montalbano@hotmail.it
Dott.ssa Tiziana Montalbano
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