Esiste un particolare legame tra la psicologia, essa analizza l’attività umana e la poesia che n’è una delle più alte ed efficaci espressioni.
Io penso che sia uno dei modi migliori per far parlare l’inconscio, per elaborare conflitti, trovare soluzioni; un’ ottima modalità per dare forma a “pezzi di inconscio” che non riusciamo a decifrare, ad elaborare e a comprendere, che a volte possono provocare malessere.
S. Freud ne parlò per primo in ambito psicologico definendo la poesia come gioco (Il poeta e la fantasia, 1907)
Il poeta per Freud è come un bambino “… si costruisce un suo proprio mondo o – meglio – dà a suo piacere un nuovo assetto alle cose del mondo”; “crea un mondo di fantasia, che prende molto sul serio pur distinguendolo nettamente dalla realtà”.
A suo giudizio “il particolarissimo segreto del poeta e la vera ars poetica” consiste nella capacità della poesia di procurare un “piacere preliminare”. L’immaginazione poetica produce i suoi effetti perché è libera dai pregiudizi, dai vincoli della censura e perché si affranca dalla vergogna e dalla paura.
Per K. G. Jung la poesia, ha la possibilità, come l’inconscio, di “dire” l’”indicibile”. Egli trattò in particolare del legame tra poesia e psicologia in” Poesia e psicologia, 1979″.
Secondo Jung ogni parola che nasce è un’apertura all’ignoto. La scrittura mette in scena il noto e l’ignoto. La creazione si realizza, quando una parte del non detto comincia ad emergere. Così, s’inventa il proprio passato nel racconto, coprendo e rivelando. Il lavoro creativo mobilizza una violenza che a suo tempo non ha trovato parole per essere detta.
La poesia, inoltre, rispetta la grammatica dell’inconscio: nello spazio creativo esperienze, ancora balbettanti, si possono articolare sino a diventare comunicazione. L’opera d’arte rappresenta la forma più elevata dell’esigenza di trasformare.
La poesia è un potente mezzo conoscitivo, liberatorio, che può essere utilizzato in ambito psicologico, in fase iniziale di valutazione o per far raggiungere al paziente degli obiettivi graduali di conoscenza personale, per rielaborare vissuti o per migliorare alcuni atteggiamenti negativi.
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